ITALIA UND GERMANIA: UN'OPERA PER QUESTI GIORNI



“Italia e Germania potrebbero rimanere separate per sempre, ma è e sarà sempre mio compito tentare di fonderle almeno nelle mie tele” perché il loro matrimonio è “un’idea che si rinnova costantemente”; una forza rigeneratrice che ha sostenuto nei secoli lo sviluppo dell’arte e della cultura.
Friedrich Overbeck espresse questi concetti nel 1829, commentando quello che è, con ogni probabilità, il suo quadro più famoso: “Italia und Germania”, oggi conservato alla Neue Pinakotek di Monaco di Baviera. Un opera che l’artista iniziò a dipingere nel 1815, come omaggio all’amico fraterno Franz Pforr, morto di tisi nel 1812, quando era solo ventiquattrenne, ad Albano laziale. Avrebbe dovuto essere una versione del “Sulamith e Maria” di questi, ma, nei cinque anni in cui durò la sua esecuzione, ispirandosi ad un’altra opera di Pforr, “l’Allegoria dell’Amicizia”, Overbeck ne modificò profondamente sia la composizione, che le intenzioni e lo stesso titolo.
Sulamith e Maria, nel dipinto di Pforr, occupano i due riquadri, nettamente separati, di quello che appare come un dittico; nell’opera che ha finito per dipingere Overbeck, le due figure (una, la bruna Sulamith, simbolo dell’Italia; l’altra, la bionda Maria, della Germania)  sono sedute una di fianco all’altra. Pare che Germania, tenendo tra le proprie una mano d’Italia, le stia sussurrando un segreto;  forse rivelandole tutta la ricchezza della sua eredità, forse facendole una promessa d’amore o, forse,  per dirla con le parole dell’artista,  “Germania sta corteggiando l’Italia, mentre questa, gentile, le consente di farlo”.
E’ la rappresentazione dell’eterna attrazione della cultura tedesca verso l’Italia; paese dalla clima dolce e dalla natura rigogliosa, custode delle grandezze del passato e culla della poesia. Terra dell’arte anche nel senso più pratico e concreto del termine; già per Duerer, (grande amore di Overbeck e, soprattutto, di Pforr) che vi compì due viaggi, diventando amico del vecchio Giovanni Bellini e del giovane Raffaello, terra che degli artisti riconosce il ruolo e rispetta il mestiere. La stessa eterna attrazione che, un quarto di secolo prima che Overbeck iniziasse il suo dipinto, aveva ispirato Goethe a scendere in Italia per vedere con i propri occhi “tutto quanto si considera bello, grandioso e venerabile”.
Tutto nel quadro di Overbeck ispira serenità, a cominciare dai dolci volti di Sulamith (tributo  a Raffaello, come pure alla terrena bellezza delle donne italiane, con quel naso leggermente adunco), incoronata dall’alloro dei poeti,  e della bionda Maria, dai capelli adornati di mirto come quelli delle spose promesse. Serenità che è anche nel paesaggio che fa da sfondo alla scena, unione di una visione ideale dell’Italia, alle spalle di Sulamith, e di una fantasia gotica, dietro a Maria. Italia e Germania che le Alpi, correndo con le loro cime da un estremo all’altro del quadro, non separano, ma ricuciono visivamente (e la cosa da uomo che ha sui due versanti di quelle montagne le proprie radici mi emoziona).
Una serenità nella composizione, che è anche della tavolozza, controllatissima, e del meticoloso trattamento della superficie pittorica; una pace che non è turbata da alcun squillo di colore; pennellate che si fanno invisibili per non disturbare un’armonia che il pittore vuole perfetta.
Italia e Germania racchiude tutti i tratti che furono dell’arte dei Nazareni; il movimento, primo della storia dell’arte nel senso moderno del termine, di cui Overbeck e Pforr furono iniziatori e protagonisti. Un gruppo di pittori che, reagendo al neoclassicismo imposto dagli occupanti francesi, si riunì dapprima a Vienna, dandosi il nome di Confraternita di San Luca, e si trasferì poi in Italia, nei pressi di Roma, per proseguire  la propria ricerca di un’arte sui valori e gli ideali che furono di quella rinascimentale.
Un’ amore per il primo Rinascimento che è una declinazione del più generale amore per il passato che coinvolge la cultura europea di quel periodo; un ritorno ad un’epoca in cui l’Europa era unita dalla fede, prima che lo fosse dalle baionette delle armate napoleoniche e dall’illuminismo.
Un ritorno alla religione, anzi al cattolicesimo (Overbeck, che pure era figlio di un pastore protestante, si convertì nel 1813) espresso da Nazareni anche con l’abbigliamento e l’aspetto ( è per il loro vestirsi con sai, per i loro capelli lunghi e le loro barbe che si meritano il soprannome) oltre che con le tematiche delle loro opere.
Anche in Italia und Germania l’elemento religioso è presente; imprescindibile se si vuol comprendere a pieno l’opera. Sulamith è la protagonista del Cantico dei Cantici; l’amore separato da Salomone cui questi anela; per i teologi la prefigurazione di Maria, madre ma anche sposa di Cristo.
Una figura dell’Antico Testamento che precede quella del Nuovo che è di questa compimento; Italia che apre la via e Germania che su questa via la segue, quindi le dà la mano per proseguire assieme il cammino.


Ti piace l'arte?
Altri articoli e commenti nelle Lettere al Lettore di "LETTERE DALLA FINE DEL MONDO"

COMPRA IL LIBRO   





Nessun commento:

Posta un commento