lunedì 4 maggio 2015

IN TRENO CON L'ULISSE DI SIMENON

Due pillole sul romanzo.


Di Schüler, Gustav goes to the lake, 2004. Acrilico su tela di 20 x 30 cm.
Collezione privata.

Di treni e di trame.
Immaginate di prendere un treno. Di quelli di una volta, che attraversavano lenti il paesaggio. State andando chissà dove e neppure ricordate da dove siete partiti. Siete sempre in viaggio. 


Ci sono lavori così, ne ho fatto uno anche io, in cui ci si sposta con tanta frequenza da dimenticarsi dove si è.  Guardate fuori dal finestrino. Non l’avete mai vista quella pianura o collina. Oppure  sì, ma non a quel modo, non da quella prospettiva. Vi meravigliate, vi sorprendete. Riflettete, cercate di capire. Di certo non vi annoiate. Anzi. Mentre di solito non vedete l’ora che il viaggio finisca, questa volta non vorreste mai arrivare. Ecco, per me, leggere un libro di quelli giusti, di quelli che mi fanno pensare di avere a che fare con della letteratura, è come fare quel viaggio in treno. Meglio ancora: ormai leggo solo nella speranza di viaggiare a quel modo; di poter trovare tra le pagine qualcosa di nuovo o qualcosa di sempre, ma visto come altrimenti non lo vedrei mai. E la trama? Non mi interessa. Ho perso il piacere infantile della favola; non mi importa niente di sapere come quel che sto leggendo vada a finire. Di solito, per di più, dopo poche pagine è già tanto evidente. In fondo, le storie sono sempre quelle. Quel che cambia, è il modo di viverle. E di raccontarle.


Morfologia del giallo – L’Ulisse di Maigret
Sono passati novant’anni dalla pubblicazione di Morfologia della fiaba. Valdimir Propp, vi dimostra come tutte le fiabe, per quanto diverse tra loro possano essere le culture  che le hanno prodotte, rientrino in un numero limitato di schemi. Credo che lo stesso si possa dire dei romanzi, in particolare di quelli di genere, e ancora di più dei gialli. Forse per questo, già da ragazzo mi annoiavano. Sono un ammiratore di Simenon? Verissimo. E credo di avere letto proprio tutti i romanzi di Maigret. Non certo per sapere chi fosse l’assassino, però. Li avrei letti anche se, pipa in bocca e cappello sul testone, il commissario si fosse limitato ad andarsene a spasso per Parigi. Ripensandoci, è un peccato che Simenon non abbia scritto un romanzo così: una specie di Ulisse, con le viuzze di Parigi (di quella Parigi “di provincia” che amava tanto) al posto di quelle di Dublino e, nel ruolo del signor Bloom ... . Ferma tutto. Simenon, quel romanzo l’ha scritto eccome. Solo che è lungo dieci o quindicimila pagine ed è suddiviso in 75 capitoli. Sì, tanti quante sono le indagini di Maigret.


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