mercoledì 21 gennaio 2015

ANGLOFILIA E ANGLOFOBIA

Due pillole sul nostro rapporto con l'inglese.




Insopportabili le polemiche in ambito linguistico. Più fastidiosa di tutte quella tra anglofili ed anglofobi. Insopportabili quelli che chiamano target l'obeittivo e share la quota; inqualificabili i loro opposti, più che oppositori, che arrivano a tessere l’elogio dell’ignoranza,


quando affermano risoluti che, parlando la bella lingua di Manzoni (proprio così diceva quel fine, e mai troppo presto dimenticato, intellettuale di Clemente Mastella), non sentono il bisogno di conoscerne altre. Sradicati sotto vuoto spinto i primi; provinciali fino al midollo i secondi.

Liquidati come fessacchiotti, quelli che nel planner hanno segnato un meeting con il loro financial advisor, resta da dire sui moltissimi che arrivano a fare della propria ignoranza dell’inglese (e, per solito, della matematica, della fisica e di qualunque materia scientifica) una prova della propria superiorità intellettuale. Nelle loro ragioni, si mescolano provincialismo, resti di propaganda fascista e semplice stupidità: tutta quella che serve per non riuscire a capire che l’inglese, piaccia o meno, è la lingua “veicolare” della nostra epoca. E’ permesso ignorarlo, perché non si ha avuto modo di studiarlo o perché si ritiene che, per il proprio lavoro e stile di vita, non valga la pena di impararlo, ma resti chiaro che così sì è esattamente nelle stesse condizioni di un abitante dell’Impero Romano che non avesse saputo né il latino né il greco.


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